Elena Serrano, Ladies of Honor and Merit. Gender, Useful Knowledge, and Politics in Enlightened Spain, Pittsburgh: Pittsburgh University Press, 2022, 230 pp., ISBN: 9780822947165

In Ladies of Honor and Merit. Gender, Useful Knowledge, and Politics in Enlightened Spain, Elena Serrano presenta la storia e l’eccezionalità dell’unica società scientifica per sole donne del XVIII secolo, la Junta de damas de honor y mérito, fondata a Madrid nel 1787. Le attività della Junta erano guidate dal principio illuminista secondo cui le innovazioni tecnologiche e lo studio di materie tecniche potessero apportare dei miglioramenti significativi nella vita delle persone. La Junta perseguiva questo orizzonte di pubblica utilità e di cambiamenti favorevoli per la popolazione attraverso lo studio e la diffusione di conoscenze utili che potessero essere applicate praticamente, nella quotidianità e nelle attività produttive. I saperi utili cui si dedicavano le damas della Junta spaziavano dalle sperimentazioni per migliorare le tinture tessili, alla promozione di nuove tecniche agricole per potenziare la fertilità delle campagne, al perfezionamento di alimenti alternativi al latte materno con cui nutrire i neonati. In una decina d’anni, la Junta arrivò a contare più di sessanta componenti, tutte donne colte, esponenti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, che venivano ammesse al comitato per elezione diretta. Le donne locali si incontravano settimanalmente in una sala del municipio della capitale spagnola e le corrispondenti, che scrivevano dall’Europa orientale, dalle isole atlantiche e dalle Americhe, collaboravano alle attività della Junta con testimonianze delle innovazioni locali e inviando piante autoctone sconosciute in Spagna.

Il fatto che la Junta sia stato l’unico comitato scientifico per sole donne tra le quasi cinquecento società e accademie scientifiche fondate nel XVIII secolo la rende di per sé un caso di studio notevole. Anche la specializzazione della Junta nella produzione di saperi utili in vista del benessere collettivo la caratterizza come un’associazione scientifica singolare nel panorama del tempo, quando le società e accademie più prestigiose prediligevano una produzione scientifica teorica e sperimentale, poco tesa ad obiettivi pragmatici. Tuttavia, Serrano riesce a mettere in luce un elemento ancora più interessante e decisivo per l’impatto della Junta nella storia spagnola e nella storia delle donne: il ruolo che la Junta ricoprì nel creare uno spazio civico in cui le donne godessero di visibilità pubblica e possedessero iniziativa politica. Grazie all’efficacia dei provvedimenti e alla fama crescente delle sue socie, la Junta fu un’istituzione determinante nello sviluppo di un’identità politica femminile nella Spagna tra fine Settecento e inizio Ottocento. Le donne che l’animavano si identificavano come amigas del Paese, si spendevano per la sua prosperità e si consideravano delle patriote. Lo statuto della Junta permise alle sue socie di agire tangibilmente nella vita della comunità e, contestualmente, espose pubblicamente l’impatto concreto sulla società dell’attività di un gruppo di donne laiche e istruite. I vantaggi apportati dell’operato dalla Junta de damas furono subito considerati un importante risultato del regno di Carlo III, soprattutto per lo sviluppo di una percezione della Spagna come Paese moderno e civilmente avanzato in cui le donne colte e socialmente ben inserite erano importanti vettori simbolici di progresso e urbanità.

L’opera si articola in cinque capitoli dedicati alle attività che più contraddistinsero i lavori della Junta. Il primo capitolo è dedicato al dibattito che diede origine alla Junta e presenta una prima indagine sulla parte giocata dall’istituzione nel plasmare un ruolo pubblico e politico attivo per le donne. Il capitolo si apre con il ritratto di Isidra Quintina Guzmán y de la Cedra, la prima donna a conseguire il titolo di dottore in Spagna, nel 1785, e favilla del dibattito che portò alla costituzione della Junta. Immediatamente elevata a simbolo della modernità degli alti ambienti intellettuali spagnoli, Guzmán y de la Cedra fu anche una figura destabilizzante per il panorama scientifico della Spagna del tempo. La sua ammissione alla più importante accademia reale del Paese, la Sociedad Económica de los Amigos del País, riattivò la declinazione spagnola del dibattito (che già animava i pensatori di tutta Europa) sul ruolo delle donne nella società e sull’opportunità di permettere loro di far parte di istituzioni scientifiche e rappresentative della scena culturale di un Paese. Fu re Carlo III di Spagna a porre fine alla diatriba decidendo di non ammettere altre donne nelle accademie reali e, contestualmente, di istituire un comitato esclusivamente femminile che potesse agire parallelamente alla Sociedad, integrandone l’operato con un approccio pragmatico. Il comitato fu fondato con il patrocinio del re nel 1787, e prese il nome di Junta de damas de honor y mérito. Tra le prime socie ci furono Guzmán y de la Cedra, la prima dottoressa; Josefa Amar y Borbón, intellettuale che si era battuta per il riconoscimento dell’uguaglianza delle capacità intellettuali tra i sessi e per la partecipazione femminile nelle istituzioni culturali spagnole; Maria Josefa de la Soledad Alonso Pimentel, duchessa di Benavente e di Osuna, la donna più influente della Spagna del tempo, proprietaria di enormi terreni in Andalusia ed erede di una delle più fornite biblioteche private di Spagna; la principessa Maria Luisa, moglie del futuro Carlo IV e le infantas della famiglia reale.

Il secondo e il terzo capitolo del libro affrontano la storia della partecipazione della Junta all’amministrazione dell’orfanotrofio di Madrid, un’enorme struttura che ogni giorno accoglieva tre o quattro nuovi bambini da accudire e nutrire. Questi capitoli illustrano come la Junta riuscì ad ottenere il controllo totale dell’istituzione, togliendolo all’autorità del clero cittadino, e a caratterizzare gli ottimi risultati della sua amministrazione come risultato dell’approccio prettamente femminile che permeava il suo intervento nel brefotrofio. Serrano illustra i miglioramenti voluti dalla Junta, dall’introduzione di avanzate misure igieniche e moderne pratiche di registrazione dei bimbi accolti, al controllo attento delle loro condizioni di salute e delle balie cui venivano affidati. I dati raccolti in questi registri erano curati, puntuali, ed esaustivi della storia familiare e sanitaria di ogni ospite. Sulla base delle informazioni raccolte dalla Junta, furono elaborate delle statistiche che vennero utilizzate anche dall’Accademia reale spagnola di medicina per studiare le evoluzioni delle condizioni di salute dei bambini, di fatto migliorando le conoscenze del tempo in ambito pediatrico. Il secondo capitolo serba la descrizione di alcuni documenti d’archivio straordinari. È il caso dei pergamini, etichette recanti le informazioni fondamentali per l’identificazione di ogni bambino che venivano legate alla vita di ciascuno di loro per gestirne efficacemente l’alimentazione e facilitare il controllo del loro stato di salute. Nel terzo capitolo sono illustrati i vari esperimenti di dietetica infantile curati dalla Junta. Il comitato delle damas perfezionò un congegno con cui alimentare gli ospiti dell’orfanotrofio con latte di capra direttamente dalle mammelle degli animali, e si dedicò anche alla sperimentazione di ricette di latte sostitutivo. Fu testata una grande varietà di preparati con cui poter allattare artificialmente bambini affetti da forme congenite di sifilide, che non potevano essere allattati dalle nutrici a causa dell’alta contagiosità della malattia. Le damas stabilirono che il preparato più nutriente consistesse in una miscela di latte animale e di nuevo sagù, una radice procurata a Cuba da una delle corrispondenti locali della Junta.

Il quarto capitolo è dedicato alle prassi con cui le damas della Junta riconfigurarono il loro ruolo di madri, che riuscirono ad arricchire di connotazioni intellettuali. Nelle famiglie illuminate delle donne della Junta, le madri non provvedevano soltanto alla cura affettuosa e domestica, ma si occupavano attivamente anche dell’educazione dei figli. Erano direttamente coinvolte nella selezione degli istitutori per i bambini, nell’adozione di metodi pedagogici moderni, quali l’uso di giochi didattici e strumenti scientifici durante le ore di lezione, e nella scelta dei libri su cui avrebbero studiato. Quest’ultimi erano appositamente vagliati sulla base della rappresentazione che proponevano di donne e bambine, che dovevano essere presentate come benaccolte nei luoghi di produzione di scienza e cultura e come valenti interlocutrici degli uomini nelle conversazioni erudite. Questo tipo di letteratura per l’infanzia era ritenuta uno strumento efficace per abituare le bambine a sentirsi sicure di sé anche in ambienti in cui le donne erano rare. Serrano dimostra come le famiglie delle donne della Junta fossero spazi di applicazione di nuove teorie educative che vedevano nell’istruzione delle figlie femmine un elemento fondamentale per realizzare una riconfigurazione del ruolo delle donne nello spazio pubblico e culturale sin dalla prima infanzia.

L’ultima sezione del libro, significativamente intitolata “Imaginig a New Country”, illustra come le damas avessero adottato principi fisiocratici nell’interpretare e plasmare la natura per fini giovevoli alla produttività e alla bellezza delle campagne. Il capitolo affronta il modo in cui la Junta si dedicò allo studio e alla diffusione di metodi per facilitare la durezza del lavoro contadino e potenziare l’economia rurale. Grazie ad una rete di curati che si estendeva in tutto il Paese, le nozioni di agronomia e chimica applicata elaborate dalle damas venivano lette durante la messa domenicale per avvicinare i contadini ai metodi più moderni ed efficaci per aumentare la rendita delle loro coltivazioni. Queste stesse innovazioni tecniche venivano applicate nei lussureggianti e spettacolari giardini delle loro dimore private, creati per stupire e suscitare un senso di “curiosità utile” (secondo un’espressione tipicamente settecentesca) negli avventori, invitati nei loro parchi come in saloni culturali all’aria aperta.

La particolarità della Junta de damas e l’impossibilità di compararla ad altre istituzioni sarebbero potuti risultare degli elementi limitanti del lavoro di Serrano. Invece, l’autrice riesce a valorizzare l’originalità della Junta e, allo stesso tempo, a mostrare come la storia di un’istituzione così singolare abbia giocato un ruolo altrettanto originale sia nella produzione di conoscenze pratiche sia nella creazione di un’autorità civica per le donne. Serrano accompagna lettrici e lettori lungo il percorso di ridefinizione di nuove identità di genere e di idee di femminilità negoziate dalla Junta de damas grazie al suo intervento attivo nella società e nella produzione scientifica applicata. Inoltre, l’autrice mostra quanto l’intervento diffuso della Junta in tutto il Paese sia stato un fattore essenziale per far riconoscere e apprezzare le capacità di intervento femminili anche tra la popolazione. Nell’opera di Serrano, poi, la Junta si rivela essere una lente inedita attraverso cui osservare una nuova sfaccettatura dell’Illuminismo spagnolo. Serrano riprende le fila di studi recenti su un movimento culturale poco studiato nella sua declinazione spagnola, rivisitando le forme in cui questa corrente culturale fu adottata nella penisola iberica e comprovandone l’orientamento pragmatico.

Ladies of Honor and Merit è una pubblicazione preziosa per studiose e studiosi di storia della scienza, che qui possono trovare nuove piste per una storia sociale e pragmatica dei saperi. Chi si interessa di storia delle donne e di genere può osservare da nuove prospettive i ruoli civici che le donne seppero forgiarsi nella società settecentesca. A coloro che si occupano di circolazioni di saperi, il volume di Serrano presenta un’inedita rete intercontinentale di donne e fornisce le coordinate per ricostruire dinamiche femminili tra locale e globale, tra centro madrileno, periferie iberiche e confini coloniali. Infine, questo libro è una lettura stimolante, oltre che piacevole, anche per chiunque voglia scoprire la storia unica di un’istituzione femminile affascinante, che grazie all’opera di Serrano si riscopre nella sua veste di plasmatrice di una nuova identità civica e politica per le donne.

Elena Danieli

Università di Bologna/Université Paris Cité

elena.danieli3@unibo.it