V. 2 N. 2 (2023)
Articoli

I giardini d’Italia (1904) di Luigi Paolucci. Edizione, studio e commento. Parte I: “Quel supremo ornamento”

Pubblicato 22-12-2023

Parole chiave

  • Italian Risorgimento,
  • History of gardening,
  • Ornamental plants

Come citare

Di Gioia, L. (2023). I giardini d’Italia (1904) di Luigi Paolucci. Edizione, studio e commento. Parte I: “Quel supremo ornamento”. Aldrovandiana. Historical Studies in Natural History, 2(2), 11–172. https://doi.org/10.30682/aldro2302g

Abstract

L’anconetano Luigi Paolucci (1849–1935) incarna un modello di studioso e naturalista reso possibile dalla stagione intellettuale che caratterizzò l’Italia del secondo Ottocento. Raccogliere e catalogare in un museo a carattere regionale la natura e i suoi “reperti”, collocati questi secondo il loro esatto stadio tassonomico, rappresentò per il Paolucci la volontà di dare concreta sostanza ad un Paese che, sconosciuto anzitutto a sé stesso, doveva cominciare a rappresentarsi come Uno. I giardini d’Italia, opera datata al 1904 ma mai sinora pubblicata, è un lungo excursus che, prendendo eloquentemente le mosse dai giardini romani, s’allunga sino a raggiungere le soglie del XX secolo, dove il “sogno del microcosmo” (per usare una formula di Pierre Grimal), nelle mani dei giardinieri, è divenuto il delirio del macrocosmo, in cui si sono perdute le origini e dove il naturale si confonde con l’ibrido: è esattamente da questo disordine, da questa “confusione”, che il Paolucci muove. Ricollocare nelle loro famiglie naturali le piante da giardino e da parco che ornano il suolo italico equivale per il naturalista non solo ad un dovere morale, come fu per Linneo (suo dichiarato modello, al pari di Darwin), ma ad una nuova pretesa di possesso sul mondo.